I significati nascosti di Yin-Yang (Video)

Salve a Tutti,

penso che conosciate il simbolo del Taiji. Per illustrarlo meglio nella sua dinamicità e nella manifestazione, questo breve video presenta il concetto di Yin-Yang e la loro trasformazione l’uno nell’altro a seconda della situazione-tempo. Il video è in inglese e qui sotto trovate la traduzione.

 

Trascrizione del video TED – The hidden meanings of Yin and Yang di John Bellaimey

“Forse avete già visto questo simbolo, magari su un tatuaggio o in un tempio cinese: si chiama simbolo Yin-Yang e proviene dal Daoismo, una filosofia originaria della Cina, e contiene molti più significati di quanto possiate immaginare.

“Yin è il vortice scuro – Yang è il vortice chiaro e ciascuna parte contiene in sé un punto del colore opposto (complementare) cosa che fornisce un’indicazione del significato di Yin e Yang.

“Ogni cosa contiene il seme del suo opposto: Dart Vader ha il seme della bontà, Luke ha il potenziale di seguire suo padre nel lato oscuro.

“Come Luke e suo padre, Yin e Yang non sono totalmente opposti, sono relativi l’uno rispetto all’altro.

“I Daoisti credono che l’Universo sia composto da energie, vibrazioni e materia che si comportano in modo diverso in contesti diversi. Qualcosa può essere Yin o Yang a seconda di … un sacco di cose.

“Per esempio il grano è yang mentre sta crescendo, quando viene raccolto è, invece, yin. La cresta di un’onda è yang, mentre il suo ventre è yin.

“I villaggi sul versante soleggiato, in Cina hanno nomi con Liu-Yang o Shi-Yang; ma, ad esempio, sul lato in ombra del fiume Yang-Tze, si trova Jian-Yin.

“Il freno è yin rispetto all’acceleratore, che è yang.

“Il guscio dell’uovo è yang, mentre l’uovo all’interno è yin. State cominciando a capire?

“Yang è più duro, più forte, più luminoso e più veloce, ma l’uno può trasformarsi nell’altro: sono due facce della stessa moneta.

“I raggi del sole sono yang rispetto all’ombra.

“Il tiro è yang, la presa è yin. Lo yang comincia con un’azione, lo Yin la riceve, la completa.

“Yin è lo spazio all’interno di una tazza, senza di esso la tazza non esisterebbe: la tazza è yang.

“Il calore del caffè è yang, mentre il suo colore nero è yin.

“Yang a volte s’infuria, ma ci sono anche Yin molto forti, anche se non s’infuriano del tutto.

“Yin è il vortice nero, femminile, ma dentro ha un punto bianco. Yang è il vortice chiaro, maschile, ma dentro ha un punto nero.

“L’acqua di un fiume che scorre quieta è yin, ma quando arriva alla cascata è molto yang.

“Gli stuzzicadenti sono yin, ma solo rispetto a un palo del telefono.

“La parte posteriore di una persona è yin, rispetto alla parte anteriore. La parte superiore e terminale è yang.

“Il Daoismo insegna che c’è una forza nell’Universo più elevata, più profonda e più vera di ogni altra, si chiama DAO: che significa “strada” o “via”.

“Come la Forza in Guerre Stellari, il DAO ha due lati.

“A differenza di altre religioni (*), dove il potere superiore è tutto buono e forse ha un suo rivale del tutto malefico, il Daoismo insegna che dobbiamo imparare da entrambi, Yin e Yang.

“Diversamente dalle religioni che hanno divinità personificate, nel Daoismo il potere supremo non lo è.

“I Daoisti credono che per vivere in armonia con la Via, l’individuo non deve lottare contro il corso naturale dell’Universo; quindi, ad esempio, ascoltare di più e discutere meno.

“Sii pronto a fare un passo indietro o ad annullare un’azione, e procederai addirittura più rapidamente. Non preoccuparti di essere il migliore, sii ciò che sei. Vivi semplicemente, le complicazioni ti allontanano dal DAO. La persona saggia è flessibile, dicono i Daoisti.

“Imparare ad usare il DAO è l’essenza del Daoismo; ecco perché dovresti imparare a distinguere il tuo lato yin dal tuo lato yang.”––

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(*) Il Daoismo non è nato come religione ma come filosofia e conseguente comportamento formalizzandosi nel VI sec. a.C. con Laozi. Come religione si è formato solo dopo il I sec. d.C.

3. I Tre Poteri: Cielo–Terra–Umanità

Salve a Tutti,

nel Yijing e nel pensiero che lo ha prodotto, la manifestazione è condensata in quelli che sono definiti come i Tre Poteri.

Tutto è manifestato attraverso di loro: il mondo naturale e il mondo umano. Questi Tre Poteri sono: Cielo – Terra – Umanità.

La bellezza di questa visione è che l’Uomo non è secondario ma paritario a Cielo e Terra, i due Poteri che generano la miriade di esseri.

Master Huang * dice che ci sono tre Dao: il Dao del Cielo, il Dao della Terra e il Dao dell’Umanità. Ciascuno di essi è sempre l’eterno Dao in una sua specifica manifestazione. A tal proposito, Master Huang osserva nel Canone Superiore (gua 1–30) un’espressione preponderante del Dao del Cielo e nel Canone Inferiore (gua 31–64) un’espressione preponderante del Dao dell’Umanità. Il Dao è sempre Uno, ma la sua espressione si modula nello spazio-tempo.

Nel Yijing la ripartizione dei Tre Poteri è presente sia nei BaGua (Otto Trigrammi Primari) che nei Gua (esagrammi). Nei Trigrammi, Kun (Terra) corrisponde alla linea iniziale in basso, Qian (Cielo) alla linea sopra in alto e l’Umanità alla linea centrale.Negli esagrammi la corrispondenza si manifesta come Kun, nelle prime due linee in basso (prima e seconda), come Qian nelle due linee in alto (quinta e sesta), e come Umanità nelle due linee centrali (terza e quarta).Poiché un esagramma è l’unione di due BaGua, la terza linea corrisponde quindi alla linea Qian del BaGua inferiore e la quarta linea corrisponde alla linea Kun del BaGua superiore: in questo modo, le due linee centrali corrispondenti all’Umanità all’interno dell’esagramma partecipano e incarnano i Poteri di Cielo e Terra.

L’Uomo è quindi il”ponte di unione” in cui convergono Cielo e Terra.

Nella riflessione sui BaGua o sui 64 Gua, questo ci dice molto della responsabilità che noi singolarmente, in quanto facenti parte dell’Umanità, abbiamo nel manifestare l’armonia tra Cielo e Terra. Questo è un concetto presente non solo nel Yijing ma nelle origini di ogni cultura, in quanto tutto il vivente (la miriade di esseri) soggiace alle medesime leggi della Natura.

L’uomo nel corso dei secoli ha operato, e sta ancora operando, secondo l’impulso della forza peculiare del trigramma Qian, la forza attivante ed espansiva, con il supporto di Kun, la forza accogliente che fornisce la materia plastica che risponde all’impulso di Qian.

I BaGua sono forze che stanno fuori dallo spazio-tempo, sono delle “informazioni” che in-formano, cioè influenzano-producono le forme, enti definiti nello spazio-tempo (rappresentato dai 64 gua). Questo per dire che i BaGua non hanno “limiti” di influenza, sono principi totali e totalizzanti in sé. Tutti loro, non avendo limiti e limitazioni, sono tanto creatori quanto distruttori delle forme create quando queste oltrepassano i limiti imposti dallo spazio-tempo. Nella nostra realtà terrestre un calore eccessivo inaridisce, un’espansione continua fa esplodere, una contrazione continua crea un’implosione, una continua proliferazione produce alterazioni ingovernabili, e così via.

Questo per dire che l’Umanità – avendo il potere di incarnare e utilizzare nello spazio-tempo i poteri di Qian e Kun – ha nel contempo il potere di gestirli su questo piano terrestre per la realizzazione ideale dei loro potenziali.

Nel Yijing vi sono le istruzioni per l’Uomo su come esercitare il suo Potere rispettando i Poteri di Qian e Kun, e pertanto funzionare in armonia con la manifestazione facendone parte. Queste indicazioni di saggezza – per poter essere applicate – richiedono una mente aperta e destrutturata dalle convenzioni sociali senza, tuttavia, minarle.

Yijing è un Manuale per l’Armonia tra i Tre Poteri e le manifestazioni che insieme producono. Trovandosi l’Uomo al centro, sta a  noi gestire gli inevitabili mutamenti nel modo più armonico per tutti gli interessati. Dal Yijing sono scaturite due filosofie: la filosofia Confuciana e la filosofia Daoista. La prima è normativa e la seconda è libertaria; l’una non esclude l’altra e, come una corretta gestione della dualità prevede, contribuiscono entrambe a realizzare una equilibrata manifestazione sia nella vita sociale che in quella personale.––

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* I Referenti

Daoismo e Confucianesimo

Se il Confucianesimo, che pone l’accento sulla morale, sulla tradizione, sulla gerarchia, sulla razionalità, sulla cultura, sul rispetto delle forme dei rituali, sulla funzione pubblica, si può ben dire la tendenza principale del pensiero cinese in oltre duemila anni di storia, il Daoismo ne rappresenta il contraltare, sottolineando la libertà, il non convenzionale, il privato, la spontaneità, la natura, l’intuizione, il magico, il meraviglioso, l’irrazionale.

Quest’altra tendenza è presente in tutta la storia della Cina, in parte contrapponendosi e in parte intrecciandosi con la dominante confuciana, così che nessuna delle due possa essere compresa a fondo senza far riferimento all’altra. Non di rado il letterato-gentiluomo-funzionario che era l’elemento portante nell’organizzazione dell’impero, trascorsi gli anni della maturità al servizio dello Stato, conformemente ai dettami dell’etica confuciana, da vecchio, ritiratosi a vita privata, livero dai vincoli del ruolo e della figura pubblica, si dedicava a coltivare la propria anima daoista. Il dialogo di queste due voci nella sinfonia del pensiero cinese è dunque insieme contrapposizione e complementarietà.

Il rigido senso del dovere confuciano e il libero vagabondaggio daoista, il rispetto dei ruoli confuciano e la vocazione anarchica daoista, il senso di responsabilità sociale confuciano e l’individualismo daoista, si fanno da contrappeso e si completano a vicenda.

Il Daoismo è libero dalla preoccupazione di offrire un modello praticabile di organizzazione sociale: l’utopia daoista si applica esclusivamente al piccolo o si richiama a una remota “epoca della virtù perfetta”, una mitica età dell’oro in cui gli esseri umani vivevano in totale semplicità e innocenza. Sarà il Confucianesimo a fornire il contesto filosofico congeniale all’organizzazione dell’impero. Ma la società altamente strutturata di matrice confuciana ha bisogno del Daoismo per trascendere la propria rigidità.

La scintilla di follia, spontaneità e humor che caratterizza il Daoismo, la sua critica all’identificazione con i ruoli, la sua capacità di guardare il mondo con gli occhi liberi dalle convenzioni e, soprattutto, il suo forte afflato mistico, sono ingredienti fondamentali della cultura, dell’arte e della vita cinese.––

––  Augusto Shantena Sabbadini, Zhuangzi – Edizioni Feltrinelli

2. Significanti e significati

Salve a Tutti,

come sapete, la mia intenzione è di proporre, per quanto possibile, un’immersione nel Yijing alla scoperta del mondo in cui si struttura, si rivela e che svela.

Questo mondo è la realtà fenomenica che tutti viviamo più o meno consapevolmente. Trovo che l’immagine dell’iceberg possa dare una qualche idea del concetto: una parte minima emerge, una parte imponente è nascosta sotto la linea della superficie; è una montagna (solidità e pesantezza) di acqua dolce che si muove galleggiando (leggerezza) su un oceano (liquidità) di acqua salata. Le dualità di visibilità/invisibilità, pesantezza/leggerezza, solidità/liquidità e dolcezza/salinità ben rappresentano gli opposti/complementari. La Dualità è la genitrice del mondo umano e naturale.

Nel Yijing tutto rivela un continuo dispiegamento duale. Abbiamo i segni “interpretabili”, che sono le linee intera e spezzata, i trigrammi inferiore e superiore, e gli esagrammi che viaggiano in coppia, come anche è duale il loro essere delle tracce di segni su un piano. Poi, a contraltare, abbiamo i segni “leggibili”: gli ideogrammi cinesi e le lettere latine che compongono le parole che dovrebbero spiegare i segni interpretabili.

Vorrei che i segni interpretabili fossero i veri protagonisti di questa nostra lettura del Yijing, cioé che non sia la traduzione occidentale a essere letta e considerata in prima battuta ma le figure che emergono dalle linee e dagli ideogrammi. Questo ci riporta all’origine stessa della sua emersione: quella visione sciamanica che da fin troppo tempo abbiamo voluto dimenticare.

Non dobbiamo aspettarci di poter comprendere fin dalla prima occhiata ciò che sottintendono (e la loro espressione intellettuale sarà poi mediata dalla traduzione e spiegazione che seguirà, con i segni leggibili) ma il soffermarci qualche istante sulle conformazioni di esagrammi, trigrammi e linee, osservare le loro diversità, alternanze e posizioni, attiva in noi nuove connessioni cerebrali inesistenti fino a un attimo prima. Le parole sono in sé banali e rispecchiano il nostro quotidiano, soddisfano le nostre aspettative… sono delle “vecchie conformiste”. Le linee degli esagrammi sono invece “immagini nuove” e come tali possono stimolare una diversa percezione e profondità di attenzione.

“Per i Cinesi, ottenere una visione/intuizione (insight) dal I Ching è sia una tecnica quanto un’arte. Come tecnica si dovrebbero comprendere gli otto gua primari (trigrammi) e i sessantaquattro gua compiuti (esagrammi): significato dei nomi, simboli e strutture; come anche delle trecentottantaquattro yao (linee): posizioni, relazioni reciproche e significati. Si dovrebbero conoscere anche i principi di mutamento celati e la simbologia collegata al gua e alle yao. In quanto arte, si dovrebbe coltivare il senso intuitivo con lo studiare i simboli per comprendere la divinazione.” (MAH,1)*

INTERSEGNI vorrebbe integrare l’attenzione anche su ciò che può apparire con un’osservazione liberata e correttamente intuitiva del Yijing, così da far emergere e apprezzare il DAO del Yi.

“Il Dao di cui si può parlare non è l’eterno DAO.” (ASS, 2)*

Il termine DAO è pressoché intraducibile perché DAO è al di là di ogni immagine mentale, tuttavia talvolta “dao” è tradotto con via – strada – cammino. Per quanto, se non è possibile parlarne… perchè tradurlo?

Il termine Yi significa cambiamento – mutamento. Possiamo forse intendere che il DAO si esprime nel mutamento, o anche: la costante del mutamento o un costante mutamento.

“Il Tao del I rivela anche che quando le situazioni oltrepassano il loro estremo, si alternano nel loro opposto. È un promemoria ad accettare il cambiamento necessario ed essere pronti a trasformarsi, avvisando che ci si deve sforzare di adeguarsi al cambiamento secondo il momento e la situazione.” (MAH,1)*

Questo è l’insegnamento del Yijing, sessantaquattro esagrammi per illustrare la natura intrinseca della manifestazione: alternanza e instabilità.

L’alternanza è il movimento ciclico che la natura ci presenta: il ciclo circadiano, le fasi lunari, le stagioni, l’età dell’uomo; passaggi graduali da uno stato all’altro che, in alcuni casi, riprende nuovamente dal punto di partenza e in altri torna all’inizio ripercorrendo a ritroso il cammino precedente. Tutto cambia ma nulla è veramente nuovo, ed è prevedibile con qualche naturale differenza.

L’instabilità è dove il movimento progressivo viene interrotto e interviene l’imprevisto. Il cambiamento auspicato è disatteso… Sopraggiunge l’imponderabile e appare il caos, il disorientamento. Scoppia la crisi.

Del resto, quando ci si rivolge al Yijing? Quando si è in crisi, quando non si trova una risposta o se ne è insicuri, quando il passato e l’esperienza sembrano essere insufficienti a indicarci una direzione per il futuro o a prendere una decisione con fiducia. In breve, quando il cambiamento è ormai inevitabile e ci apriamo a un futuro potenziale.

Qui, l’idea di mutamento non si riferisce a un ritocco di facciata, un aggiustamento parziale, una variazione del tema; fa riferimento a una sorta di salto nel vuoto, analogo a quel Vuoto che viene chiamato Wuji: senza limite/polarità/differenziazione.

Senza differenziazione non solo perché è senza limite spaziale o temporale – non partecipando né dello spazio né del tempo, ma perché al suo interno esiste tutto in potenziale, senza identità/limite. DAO non “è” essendo sempre in stato di essere. La prima identità si origina come Taiji: suprema polarità, la dualità Yin-Yang.

Ponendo la domanda a Yijing, la persona crea uno spazio vuoto per accogliere una risposta che ancora non esiste nella manifestazione ma che è presente nel “potenziale”… oltre l’orizzonte del noto. Non per nulla, gli ultimi due esagrammi del Libro sono (63) Ji Ji e (64) Wei Ji. (63) Ji Ji–Già Compiuto non è la conclusione, ma ciò che la precede di un passo: infatti, l’ultimo gua è (64) Wei Ji–Non Ancora Compiuto. Un reale mutamento non prevede il mantenimento di uno stato precedente.

Questa è un’essenza del Yijing: il non compiuto, il perenne corso verso una compiutezza che immediatamente si disfa, come il bruco si disfa nel bozzolo per ricrearsi – completamente irriconoscibile – in farfalla.––

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*  Vedi Referenti

1. Il Libro

Salve a Tutti,

Yijing

questo è il primo articolo di INTERSEGNI e di una serie in cui vorrei illustrare (di certo in modo parziale, data la vastità del tema) il Libro “Yijing – il Classico del Mutamento”.

Yijing è uno strumento, un “dispositivo” come lo presenta François Jullien (1). Non è nato come testo, ma lo è diventato successivamente, nel corso dei quattro millenni che ci separano dalla sua possibile origine. Come per ogni strumento, è opportuno conoscerne le parti e le loro funzioni.

Chi ha letto quanto presentato nelle sezioni “il Passato” e il Linguaggio”, sa che ciò che abbiamo in mano è una delle molte traduzioni e, a volte, anche di interpretazioni del Yijing. Su questi due punti avremo modo di tornare, poiché è un’impresa non da poco il trasferimento di concetti e termini cinesi – rappresentati visivamente come ideogrammi – nelle nostre lingue occidentali basate sulla scrittura fonetica – cioé il suono delle parole che sottintendono concetti e termini che si formano solo idealmente nella mente di chi scrive o legge. Pertanto, le traduzioni dal cinese non sono dogmatiche, e la diversità tra una traduzione e l’altra è una discrezione personale.

Secondo Master Huang:

“Tra tutte le traduzioni, le migliori sono quelle di Richard Wilhelm (pubblicata nel 1924) e di James Legge (pubblicata nel 1882). Ma tutte le traduzioni, secondo il mio punto di vista di cinese, non sono affatto vere rispetto all’originale cinese dell’I Ching: sono state occidentalizzate. Per renderle in inglese o rendere comprensibile un concetto, vi hanno inserito quel che del testo avevano loro stessi compreso, limitando in tal modo le possibili interpretazioni di un’opera che è nota per essere sempre aperta.” (MAH,1) *

E anche:

“James Legge aveva una buona dimestichezza dell’antica lingua cinese scritta, ma non credeva nell’I Ching. Wilhelm credeva nell’I Ching, ma la sua traduzione si basava sull’interpretazione verbale del suo insegnante.” (MAH,1) *

A sua volta, François Jullien così si esprime:

“In Occidente la lettura del I Ching è rimasta a lungo (fin troppo) dominata dalle scelte interpretative dei Wilhelm, padre (Richard, 1873-1930) e figlio (Hellmut,1905-1990).” (FJ,1)  *

Le citazioni qui sopra intendono semplicemente illustrare quanto nelle traduzioni intervengano le conoscenze e i vissuti del traduttore, specialmente quando il trasferimento avviene tra culture molto lontane tra loro geograficamente, temporalmente e concettualmente. Alcune espressioni indicative del contesto storico e culturale saranno argomento di un articolo specifico.

Il Libro “Yijing – il Classico del Mutamento” all’inizio non era affatto un libro, ma una mantica trasmessa oralmente che impiegava dei segni convenzionali: dapprima punti bianchi (yang) e neri (yin) secondo certi schemi, e solo successivamente le linee intera (yang) e spezzata (yin) in una struttura di sei linee sovrapposte (Gua o esagramma). La struttura dell’esagramma era (ed è ancora, per chi vuole) prodotta dalla manipolazione di steli di achillea secondo una procedura codificata.

Quindi, il primo elemento oracolare è appunto l’esagramma, il Simbolo, che mostra il “mutamento” con l’alternanza di linee intere e spezzate e le loro qualità di forza o debolezza.

“Nella struttura solidamente consolidata dell’esagramma, tutta l’esperienza delle evoluzioni passate è trattenuta e “tesaurizzata” come in una rete; parallelamente, la modalità sommamente duttile e fluida dell’achillea, permette al consultante di aderire il più possibile da vicino alla minima modificazione ancora “invisibile” (tanto è allo stato embrionale) di un’evoluzione in corso.” (FJ,1) *

Il secondo elemento è il Nome dell’esagramma. Si attribuisce a Re Wen (fine II millennio a.C.) la definizione dei nomi che attualmente abbiamo, e nei precedenti Yi (dinastia Xia e dinastia Shang) alcune figure potevano essere nominate diversamente. I nomi sono scritti come ideogrammi, ed è grazie a questa formulazione che il nome scritto illustra anche il significato. Alcuni pittogrammi (segni singoli) sono così antichi da comparire solo nel Yijing, tanto che già al tempo di Confucio se ne era perso il ricordo.

Il terzo elemento, attribuito a Re Wen, è la Sentenza: pochi ideogrammi che illustrano le caratteristiche dell’esagramma e, per noi, la relativa difficile traduzione.

Il quarto elemento, attribuito al Duca di Zhou (quarto figlio di Re Wen) è il Testo delle Linee: ogni linea è osservata nella sua posizione e rapporto con le altre, e, pertanto, anche di progressione temporale (dal basso all’alto), attribuendo caratteristiche di “sviluppo interno” al significato complessivo dell’esagramma (Simbolo e Nome).

Il quinto elemento è l’Immagine: il commento al Simbolo di Confucio (VI sec. a.C.) sulla base del rapporto tra i trigrammi superiore/inferiore.

Gli elementi qui sopra sono presenti nella prima parte del libro di Wilhelm (Libro Primo), mentre nel Libro Terzo sono inseriti gli altri Commenti di Confucio: Commento alla Decisione (Sentenza) e Commento al Testo delle Linee.

A parte quanto sopra, che se riunito insieme si riduce ad alcune pagine per ogni esagramma, il rimanente è la spiegazione/interpretazione di Wilhelm e del suo insegnante Lau Nai-suan, di formazione confuciana (1).—-

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(*) Vedi: I Referenti  –––  (2) C.G. Jung – Ricordi, sogni, riflessioni (Appendice: Richard Wilhelm)