Il Linguaggio

La scrittura alfabetica lega il segno al suono, e non all’oggetto e neppure a un’immagine.  La scrittura ideografica lega l’immagine all’oggetto. Già questo comporta un impegno e una difficoltà di traduzione non indifferente. Inoltre, poichè gli ideogrammi esprimono “concetti” e non rigide parole-significati, la loro comprensione e traslitterazione in “suono-parola” non ha assoluti ma semplici relativi.

Nella lettura delle traduzioni latinizzate del Yijing, chi affronta la materia dovrebbe considerare quanto sopra; vale a dire che si dovrebbe mantenere la consapevolezza che si sta leggendo una traduzione-interpretazione e non Yijing originale. Se chi utilizza il Classico non tiene costantemente conto della “analogicità” dei termini-immagini, può rischiare di dogmatizzare ciò che è tutto tranne che dogmatico, tradendo così l’essenza stessa che il Classico presenta e veicola: il costante mutamento che è intrinseco a ogni manifestazione, sia personale che collettiva o naturale.

Per cui la domanda è: come possiamo acquisire la realtà originaria di un materiale che – nella versione a noi pervenuta – risale nella sua struttura al I Millennio a.C. e il commento di Confucio di cui è corredato (Le Dieci Ali) al VI secolo a.C., ma che è il prodotto di una cultura sciamanica? In altre parole, è possibile per un occidentale passare – più o meno facilmente e indenne – dal pensiero logico a un pensiero analogico?

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Yijing è un libro che parla per immagini, non con parole. L’antica lingua cinese era composta da pittogrammi, disegni. Non si collegavano nello stesso modo in cui chi parla inglese pensa che facciano le parole. Non esistono i tempi, il genere, il plurale, l’articolo, la preposizione o la punteggiatura, e molto spesso neppure un soggetto o un complemento oggetto. La bellezza di questa antica lingua, e del Yijing, è che presenta semplicemente delle immagini e lascia che l’immaginazione di chi legge risuoni con la scena. Tradurre quelle “frasi” in un inglese corretto è impossibile senza limitare seriamente la ricchezza dei possibili significati. Le persone consultano Yijing per avere indicazioni. Ogni parola aggiunta o tolta dal traduttore può influenzare l’azione del lettore. Ciò pone sul traduttore la grandissima responsabilità morale sul dare indicazioni non necessarie a chi legge. (…)

“Per i cinesi, ottenere una visione/intuizione (insight) dal Yijing è sia una tecnica quanto un’arte. Come tecnica si dovrebbero comprendere gli otto gua primari e i sessantaquattro gua compiuti [significato dei nomi, simboli e strutture]; come anche le 384 yao [posizioni, relazioni reciproche e significati]. Si dovrebbe conoscere anche i principi di mutamento celati e la simbologia collegata al gua e alle yao. In quanto arte, si dovrebbe coltivare il senso intuitivo con lo studiare i simboli per comprendere la divinazione.

“Dal punto di vista matematico, ogni simbolo è una formula di una situazione in cambiamento e della sua conseguenza. Su queste basi, come sottolinea uno studioso del Yijing, una persona che è veramente padrona del Yijing non deve necessariamente consultare il testo. (…)

– Taoist Master Alfred Huang, The complete I Ching–Inner Traditions Publ.