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6. Dai Bagua ai Gua (dagli 8 Trigrammi Primari ai 64 Esagrammi)

Salve a Tutti,

la cosa che colpisce molti che si approcciano all’Yijing è che quella apparente semplicità dell’esagramma maschera un complesso ed enigmatico gioco di incastri multi-livello.

Il Simbolo (esagramma) origina dal lancio casuale di tre monete; le linee celano e nel contempo illustrano una situazione-tempo (MAH, 2-3)* ben precisa e analizzata nelle sue componenti strutturali, sia fisiche che temporali; il Nome del Simbolo esprime concetti universalmente condivisi ma esposti in una scrittura figurata, l’ideogramma, così arcaica da sembrare del tutto aliena; una Sentenza che, a volte, più che chiarire confonde; un’Immagine che inizia con un’ovvietà e finisce spesso con un paradosso; dei Commenti immaginali a singole linee che ci si chiede da dove mai provengano; dei Commenti filosofici che intendono motivare tutto il precedente.

In breve, nella nostra bella razionalità lineare, Yijing può apparire una pura assurdità…

Se Yijing sembra irrazionale tuttavia non è illogico: si basa sull’osservazione della manifestazione di forze invisibili non domate e si dispiega seguendo le incorruttibili e ineludibili Leggi della Natura. La pratica oracolare, quindi, ci invita ad entrare in questa dimensione dell’incommensurabile che si fa misurabile, l’immensità che si condensa dapprima in un’unità (Taiji), che poi si esprime in due polarità (Yin-Yang) andando a generare otto energie di tre linee (i Bagua/Otto Trigrammi Primari) per infine manifestarsi attraverso sei linee (i Gua/Esagrammi).

Quindi, quali sono le valenze degli Otto Trigrammi Primari e dei 64 Esagrammi?

“Il trigramma (Bagua) rappresenta la realtà dal punto di vista del suo “essere costitutivo”.
L’esagramma (Gua) rappresenta la realtà dal punti di vista del suo “funzionamento”. Poiché tutto il reale procede dalla sola interazione dello yin e dello yang, l’esagramma è in grado di rappresentare tutto simbolicamente.” – François Jullien,1*

Bagua e Gua giacciono su differenti livelli.

Come ben dice François Jullien, gli Otto Trigrammi Primari sono simboli di otto forze/energie della Natura invisibili, essenze fondamentali della manifestazione (il suo essere costitutivo). I 64 Esagrammi sono simboli di aspetti della realtà manifesta (il suo funzionamento).

Così l’esagramma contiene in sé: il Wuji (il Vuoto indifferenziato) – il Taiji (Yin-Yang, la prima differenziazione/polarità) – i Quattro Bigrammi (le prime quattro energie primarie di yin-yang forte/debole), i Bagua (i Trigrammi Primari, le prime otto energie primarie generate dalle interazioni tra i Quattro Bigrammi con il Taiji/ Yin-Yang) – i Gua stessi (gli Esagrammi, le 64 manifestazioni generate dalle interazioni di accoppiamento tra i Bagua).

Nella pratica oracolare, tutti questi livelli sono altrettanto presenti e tenerne conto permette di ampliare la percezione delle dinamiche in movimento all’interno della domanda e, spesso, della persona che pone la domanda. L’esagramma – prodotto dal lancio delle monete o dalla manipolazione dei bastoncini – così come illustra le dinamiche dell’evento-problema-domanda può anche mostrare le dinamiche interiori-esteriori di chi la domanda la pone, essendo i due una sola inseparabile unità.––

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* vedi I Referenti

5. Le figure di Re Wen e del Duca di Zhou

Salve a Tutti,

per entrare pienamente nell’aura attivante del Yijing e ampliare la nostra intuizione quando interagiamo con esso sia in forma oracolare che meditativa, le figure di Re Wen (1) e del Duca di Zhou (2), il suo quartogenito, sono non soltanto importanti ma anche ispiranti.

Sono importanti perché sono loro ad aver strutturato gli Yijing delle dinastie precedenti nella forma che abbiamo attualmente (Zhou Yi), e ispiranti perché quanto viene espresso nella Decisione/Sentenza di Re Wen e nel Testo delle Yao (linee) del Duca di Zhou è fondato sulle esperienze della vita di questi due grandi uomini.

Re Wen era il capo del clan Zhou, ed era cognato (avendone sposato tre sorelle) di Di Xin (3), il Tiranno di Shang, un uomo spietato e crudele, anche con i suoi stessi consanguinei. Temendone la crescente autorità, Di Xin fece imprigionare  Ji Chang (il nome di Re Wen) e lo tenne segregato per sette anni. Fu durante questo periodo, perennemente minacciato di morte e isolato dal suo popolo e dalla sua famiglia, che Re Wen meditò lungamente sul significato del Yijing e lo riorganizzò: produsse la sequenza dei gua (Sequenza di Re Wen), diede loro il nome (ideogramma) e definì una Decisione/Sentenza lapidaria che li caratterizzasse. L’appellativo “Re Wen” gli venne attribuito postumo: non fu mai re (morì prima della vittoria sul Tiranno di Shang ad opera di suo figlio, Re Wu) e Wen significa segno-disegno-scrittura. Nella cultura cinese è considerato la personificazione del Re Saggio e sapiente.

Il Duca di Zhou (Ji Dan) era il quarto figlio di Re Wen, e fu un uomo di grandissima cultura: musicista, matematico, stratega, edificatore di città, governante illuminato. Si racconta che durante una malattia di Re Wu, offrì agli dèi la sua vita al posto di quella del fratello. Deng Ming-Dao in The Living I Ching, così riporta la sua preghiera: “Prego il Signore altissimo di permettere che io, Ji Dan, venga sostituito al re. Ho con affetto sempre obbedito a mio padre; possiedo molti talenti che mi rendono adatto a servire gli spiriti. Il vostro Discendente Principale non ha tutti i talenti da me posseduti e che mi rendono utile al vostro servizio. Egli ha ricevuto il Mandato del Cielo per stabilire la vostra discendenza nel mondo inferiore. Non lasciate che il Mandato del Cielo decada. Possiate voi, antichi imperatori, mantenerlo salvo per sempre.” Dopo la morte di Re Wu, il Duca di Zhou cercò di prevenire più volte delle sanguinose lotte intestine per il potere. Osservando il moto yin-yang nei gua, nella loro disposizione e all’interno delle yao (linee), vi intuì e definì un motto caratteristico per ciascuna delle 384 linee che compongono Yijing. All’interno del Testo delle Yao vi sono alcuni riferimenti ad eventi capitali della vita sua e del padre.

Pertanto, Re Wen operò sulla struttura dei 64 gua compiuti (stabilità e progressione) e il Duca di Zhou intervenne sulle linee, cioè le specificità e mobilità intrinseche della struttura (mutamento temporale e trasformazione).

In The Complete I Ching, Master Huang presenta ogni gua (esagramma) con degli episodi della vita di Re Wen e del Duca di Zhou o illustrando il contesto storico in cui vissero.

All’inizio, presa maggiormente dalle spiegazioni e dall’utilizzo della modalità oracolare, trascuravo queste parti storiche, così lontane da noi per vicende e stili di vita. I termini di “re” e “duca” mi richiamavano personaggi più propri della nostra cultura… facevo fatica a riconoscere le stesse caratteristiche in uomini che vissero alla fine del II Millennio a.C., contemporanei, per esempio, al Re Davide biblico (1040 a.C.), e antecedenti di alcuni secoli i nostri primi grandi filosofi presocratici.

Successivamente, le vicende storiche presentate per esemplificare la situazione-tempo (4) dei gua hanno cominciato ad assumere maggiore significato: dal punto di vista storico, è un arricchimento culturale; dal punto di vista della pratica oracolare e meditativa, esemplifica come osservare ed esprimere nel nostro vissuto l’azione della forza yin-yang.

Re Wen e il Duca di Zhou si attennero con sincerità di cuore alle indicazioni che i gua, il moto yin-yang e le loro manifestazioni indicavano, tenendo in considerazione la “realtà” delle leggi naturali che osservavano intorno a sé. Le loro vicende e decisioni riconoscevano e rispettavano il Dao del Cielo e, così facendo, queste due figure emblematiche – unendo in sé Cielo e Terra e facendosene tramiti – posero le fondamenta per una dinastia che durò ottocento anni (1045–256 a.C.) e un Classico che ha attraversato – e tuttora attraversa – tempo e spazio.

Questi due aspetti possiamo osservarli anche noi nel nostro vissuto e nella nostra realtà. Utilizzando Yijing per la riflessione personale o come oracolo per chiarire una situazione e riceverne consiglio, noi possiamo conoscerne una più profonda e calzante integrazione accedendo al suo spirito originale. Per entrare nello spirito del Yijing dobbiamo saper attualizzare la realtà di allora nella nostra, sia per gli esseri umani che per gli eventi. Yijing ci invita a riconoscere in noi e fuori di noi queste forze indomite, a rispettarle collaborando con esse. In altre parole, riconoscere e operare con la nostra essenza fondamentale collegata con l’universo intero, e non contro di essa.––

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(1) Re Wenhttps://it.wikipedia.org/wiki/Wen_Wang –– (2) Duca di Zhouhttps://it.wikipedia.org/wiki/Zhou_Gong  ––  (3) Di Xinhttps://it.wikipedia.org/wiki/Di_Xin –– (4) Situazione-tempo è un termine utilizzato da Master Huang alternativamente a “esagramma” (MAH, 2 e 3)

4. Taiji, una visione Yin-Yang

“Questi due sorgono insieme, ma hanno nomi diversi.” – Daodejing (ASS,2)*

Salve a Tutti,

sono certa che la maggior parte di voi conosca il simbolo del Taiji (1), il cerchio suddiviso in due metà sinuose (indice di movimento): una scura con il germe del chiaro connaturato, e l’altra chiara con il germe dello scuro connaturato.

Sono Yin (lo scuro) e Yang (il chiaro), il simbolo delle prime due energie primarie – l’origine della miriade di esseri: le due polarità della manifestazione. Tutta la miriade di esseri/la manifestazione le contengono costantemente entrambe contemporaneamente.

Taiji significa “suprema polarità”, e la nota raffigurazione simbolica bidimensionale presenta le due polarità ben distinte. Questa immagine, però, è una rappresentazione parziale, transitoria ed effimera; è l’istantanea di un singolo momento di un movimento incessante: il fotogramma scattato nel momento/punto di bilanciamento tra le due forze. Questa immagine ha la durata della frazione di un istante, perché il movimento all’interno del Taiji è costante, incessante e disequilibrato: quando cresce uno diminuisce l’altro, anche fino a scomparire – salvo poi ripresentarsi a partire dal germe opposto connaturato. Questo lo vediamo, per esempio, quando l’esagramma (1) Qian si presenta con tutte le linee mobili tali da mutarlo totalmente nel suo opposto/complementare (2) Kun: dove di yang non c’è più nulla… situazione che progredendo andrà nuovamente a ribaltarsi.

(1) Qian e (2) Kun sono come i due battenti di una porta d’accesso per la miriade di esseri (la manifestazione), e Shao Yong ha organizzato la sequenza (2) dei 64 esagrammi partendo da Qian per terminare in Kun, in una progressione costante di mutamenti/passaggi da tutte linee intere a tutte linee spezzate. I 62 esagrammi racchiusi tra i due estremi sono il processo del mutamento dalla pura energia yang (Qian) alla pura energia yin (Kun). Supponendo Qian/yang come bianco e Kun/yin nero, i 62 esagrammi yang + yin intermedi nel processo sono tutte variazioni di intensità di-e-tra i primi due. Potremmo osservarli come 62 sfumature di grigio…

L’immagine del Taiji può indurci in inganno quando si osservano le due polarità come separate e distinte. Pur essendo contrapposte e complementari, non sono disunite: sono un tutt’uno, e concordo che sarebbe meglio fonderle in un unico termine, yinyang (RRW,1)*, senza alcun tratto di separazione-unione.

La nostra mente logica occidentale funziona per esclusione: per esempio, se A non è B allora B non è A. Abbiamo un imprinting culturale separativo ed è per questo che ci viene spontaneo osservare le differenze tra gli oggetti, le persone e gli eventi, piuttosto che le somiglianze e ciò che le accomuna. In un passato lontano ma non troppo, l’analogia era il modo in cui funzionavano anche le scienze; questa forma mentis è andata perdendosi nel corso dei secoli.

Per cui, noi ora vediamo o Taiji (unione fondamentale) o Yin e Yang, spesso come due termini distinti. E forse notiamo solo lo Yin o lo Yang, privilegiandone uno e ignorando l’altro. Ne deriva che l’osservare Yin e Yang impedisce di vedere in modo spontaneo Taiji, mentre mantenere il focus su Taiji ci permette comunque la visione di Yin-Yang.

Data questa funzione separativa della nostra forma mentis, osserviamo la realtà come delle “cose” identificate e identificabili per il semplice fatto che “ogni cosa è diversa dall’altra”. Quante volte diciamo: “… ma non è la stessa cosa…” quando in realtà è proprio la stessa cosa in altro travestimento o semplicemente da un altro punto di vista?

Yijing invita a:

“… tenere insieme interpretazioni contrapposte senza dover necessariamente scegliere, bensì contemplandole come strati di significato che si arricchiscono a vicenda.” (ASS,2)*

“Senza nome l’origine di Cielo e Terra.
Con nome la madre dei diecimila esseri” – Daodejin (ASS,2)*

Yin e Yang non sono “cose” per cui non sono identificabili se non per l’influenza che producono sulla “materia”, sono le forze primarie attrattive e repulsive che organizzano intorno a sé altri elementi che a loro volta produrranno una conseguente manifestazione. Sono le informazioni iniziali e primordiali, non in senso temporale ma in senso “atemporale”. Fuori dallo spazio e dal tempo intervengono sullo spazio e sul tempo.

Questa polarizzazione con i suoi movimenti che osserviamo nel Yijing, possiamo osservarla anche in noi, negli altri e nel nostro mondo circostante, sia come natura sia come eventi. Tutto è generato dalle due polarità e ne esprime le caratteristiche: in altre parole, sono queste stesse forze a produrre e manifestare la miriade di esseri/la manifestazione. Tutti noi – sia fisicamente che emotivamente o intellettualmente – siamo espressioni che manifestano più o meno consapevolmente queste energie; se siamo in grado di osservarle con sguardo super partes e senza pre-giudizi, possiamo più o meno agevolmente interagire con esse e anche governarle.

Questa era la “realtà” osservata dagli antichi, la saggezza di uomini e donne che si confrontavano liberamente con le forze della natura e se ne sentivano parte. Anche se noi, oggi, siamo lontanissimi da quel mondo, immersi in duemila anni di condizionamenti culturali e ora anche prodotti da tecnologie ulteriormente separative, in quanto “esseri umani” siamo comunque e sempre tra Cielo e Terra. Tornando alla nostra natura integrata, possiamo realizzare noi stessi nella nostra “esseità”.

Yijing ci aiuta a riportarci a quel periodo lontano che la nostra memoria cellulare non ha dimenticato. Ci aiuta in questo ogni volta che lo consultiamo o anche lo meditiamo, non solo attraverso gli esagrammi o la sua stessa struttura, ma soprattutto riconoscendolo nella nostra vita e negli eventi che ci circondano, e questo perché ogni aspetto dei suoi contenuti e della sua composizione rivela la sua origine di testimone della creazione. ––

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* Vedi I Referenti

(1) Video: “I significati nascosti di Yin-Yang

(2) La differenza tra la Sequenza di Shao Yong e la Sequenza di Re Wen sarà oggetto di successivo articolo

3. I Tre Poteri: Cielo–Terra–Umanità

Salve a Tutti,

nel Yijing e nel pensiero che lo ha prodotto, la manifestazione è condensata in quelli che sono definiti come i Tre Poteri.

Tutto è manifestato attraverso di loro: il mondo naturale e il mondo umano. Questi Tre Poteri sono: Cielo – Terra – Umanità.

La bellezza di questa visione è che l’Uomo non è secondario ma paritario a Cielo e Terra, i due Poteri che generano la miriade di esseri.

Master Huang * dice che ci sono tre Dao: il Dao del Cielo, il Dao della Terra e il Dao dell’Umanità. Ciascuno di essi è sempre l’eterno Dao in una sua specifica manifestazione. A tal proposito, Master Huang osserva nel Canone Superiore (gua 1–30) un’espressione preponderante del Dao del Cielo e nel Canone Inferiore (gua 31–64) un’espressione preponderante del Dao dell’Umanità. Il Dao è sempre Uno, ma la sua espressione si modula nello spazio-tempo.

Nel Yijing la ripartizione dei Tre Poteri è presente sia nei BaGua (Otto Trigrammi Primari) che nei Gua (esagrammi). Nei Trigrammi, Kun (Terra) corrisponde alla linea iniziale in basso, Qian (Cielo) alla linea sopra in alto e l’Umanità alla linea centrale.Negli esagrammi la corrispondenza si manifesta come Kun, nelle prime due linee in basso (prima e seconda), come Qian nelle due linee in alto (quinta e sesta), e come Umanità nelle due linee centrali (terza e quarta).Poiché un esagramma è l’unione di due BaGua, la terza linea corrisponde quindi alla linea Qian del BaGua inferiore e la quarta linea corrisponde alla linea Kun del BaGua superiore: in questo modo, le due linee centrali corrispondenti all’Umanità all’interno dell’esagramma partecipano e incarnano i Poteri di Cielo e Terra.

L’Uomo è quindi il”ponte di unione” in cui convergono Cielo e Terra.

Nella riflessione sui BaGua o sui 64 Gua, questo ci dice molto della responsabilità che noi singolarmente, in quanto facenti parte dell’Umanità, abbiamo nel manifestare l’armonia tra Cielo e Terra. Questo è un concetto presente non solo nel Yijing ma nelle origini di ogni cultura, in quanto tutto il vivente (la miriade di esseri) soggiace alle medesime leggi della Natura.

L’uomo nel corso dei secoli ha operato, e sta ancora operando, secondo l’impulso della forza peculiare del trigramma Qian, la forza attivante ed espansiva, con il supporto di Kun, la forza accogliente che fornisce la materia plastica che risponde all’impulso di Qian.

I BaGua sono forze che stanno fuori dallo spazio-tempo, sono delle “informazioni” che in-formano, cioè influenzano-producono le forme, enti definiti nello spazio-tempo (rappresentato dai 64 gua). Questo per dire che i BaGua non hanno “limiti” di influenza, sono principi totali e totalizzanti in sé. Tutti loro, non avendo limiti e limitazioni, sono tanto creatori quanto distruttori delle forme create quando queste oltrepassano i limiti imposti dallo spazio-tempo. Nella nostra realtà terrestre un calore eccessivo inaridisce, un’espansione continua fa esplodere, una contrazione continua crea un’implosione, una continua proliferazione produce alterazioni ingovernabili, e così via.

Questo per dire che l’Umanità – avendo il potere di incarnare e utilizzare nello spazio-tempo i poteri di Qian e Kun – ha nel contempo il potere di gestirli su questo piano terrestre per la realizzazione ideale dei loro potenziali.

Nel Yijing vi sono le istruzioni per l’Uomo su come esercitare il suo Potere rispettando i Poteri di Qian e Kun, e pertanto funzionare in armonia con la manifestazione facendone parte. Queste indicazioni di saggezza – per poter essere applicate – richiedono una mente aperta e destrutturata dalle convenzioni sociali senza, tuttavia, minarle.

Yijing è un Manuale per l’Armonia tra i Tre Poteri e le manifestazioni che insieme producono. Trovandosi l’Uomo al centro, sta a  noi gestire gli inevitabili mutamenti nel modo più armonico per tutti gli interessati. Dal Yijing sono scaturite due filosofie: la filosofia Confuciana e la filosofia Daoista. La prima è normativa e la seconda è libertaria; l’una non esclude l’altra e, come una corretta gestione della dualità prevede, contribuiscono entrambe a realizzare una equilibrata manifestazione sia nella vita sociale che in quella personale.––

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* I Referenti

2. Significanti e significati

Salve a Tutti,

come sapete, la mia intenzione è di proporre, per quanto possibile, un’immersione nel Yijing alla scoperta del mondo in cui si struttura, si rivela e che svela.

Questo mondo è la realtà fenomenica che tutti viviamo più o meno consapevolmente. Trovo che l’immagine dell’iceberg possa dare una qualche idea del concetto: una parte minima emerge, una parte imponente è nascosta sotto la linea della superficie; è una montagna (solidità e pesantezza) di acqua dolce che si muove galleggiando (leggerezza) su un oceano (liquidità) di acqua salata. Le dualità di visibilità/invisibilità, pesantezza/leggerezza, solidità/liquidità e dolcezza/salinità ben rappresentano gli opposti/complementari. La Dualità è la genitrice del mondo umano e naturale.

Nel Yijing tutto rivela un continuo dispiegamento duale. Abbiamo i segni “interpretabili”, che sono le linee intera e spezzata, i trigrammi inferiore e superiore, e gli esagrammi che viaggiano in coppia, come anche è duale il loro essere delle tracce di segni su un piano. Poi, a contraltare, abbiamo i segni “leggibili”: gli ideogrammi cinesi e le lettere latine che compongono le parole che dovrebbero spiegare i segni interpretabili.

Vorrei che i segni interpretabili fossero i veri protagonisti di questa nostra lettura del Yijing, cioé che non sia la traduzione occidentale a essere letta e considerata in prima battuta ma le figure che emergono dalle linee e dagli ideogrammi. Questo ci riporta all’origine stessa della sua emersione: quella visione sciamanica che da fin troppo tempo abbiamo voluto dimenticare.

Non dobbiamo aspettarci di poter comprendere fin dalla prima occhiata ciò che sottintendono (e la loro espressione intellettuale sarà poi mediata dalla traduzione e spiegazione che seguirà, con i segni leggibili) ma il soffermarci qualche istante sulle conformazioni di esagrammi, trigrammi e linee, osservare le loro diversità, alternanze e posizioni, attiva in noi nuove connessioni cerebrali inesistenti fino a un attimo prima. Le parole sono in sé banali e rispecchiano il nostro quotidiano, soddisfano le nostre aspettative… sono delle “vecchie conformiste”. Le linee degli esagrammi sono invece “immagini nuove” e come tali possono stimolare una diversa percezione e profondità di attenzione.

“Per i Cinesi, ottenere una visione/intuizione (insight) dal I Ching è sia una tecnica quanto un’arte. Come tecnica si dovrebbero comprendere gli otto gua primari (trigrammi) e i sessantaquattro gua compiuti (esagrammi): significato dei nomi, simboli e strutture; come anche delle trecentottantaquattro yao (linee): posizioni, relazioni reciproche e significati. Si dovrebbero conoscere anche i principi di mutamento celati e la simbologia collegata al gua e alle yao. In quanto arte, si dovrebbe coltivare il senso intuitivo con lo studiare i simboli per comprendere la divinazione.” (MAH,1)*

INTERSEGNI vorrebbe integrare l’attenzione anche su ciò che può apparire con un’osservazione liberata e correttamente intuitiva del Yijing, così da far emergere e apprezzare il DAO del Yi.

“Il Dao di cui si può parlare non è l’eterno DAO.” (ASS, 2)*

Il termine DAO è pressoché intraducibile perché DAO è al di là di ogni immagine mentale, tuttavia talvolta “dao” è tradotto con via – strada – cammino. Per quanto, se non è possibile parlarne… perchè tradurlo?

Il termine Yi significa cambiamento – mutamento. Possiamo forse intendere che il DAO si esprime nel mutamento, o anche: la costante del mutamento o un costante mutamento.

“Il Tao del I rivela anche che quando le situazioni oltrepassano il loro estremo, si alternano nel loro opposto. È un promemoria ad accettare il cambiamento necessario ed essere pronti a trasformarsi, avvisando che ci si deve sforzare di adeguarsi al cambiamento secondo il momento e la situazione.” (MAH,1)*

Questo è l’insegnamento del Yijing, sessantaquattro esagrammi per illustrare la natura intrinseca della manifestazione: alternanza e instabilità.

L’alternanza è il movimento ciclico che la natura ci presenta: il ciclo circadiano, le fasi lunari, le stagioni, l’età dell’uomo; passaggi graduali da uno stato all’altro che, in alcuni casi, riprende nuovamente dal punto di partenza e in altri torna all’inizio ripercorrendo a ritroso il cammino precedente. Tutto cambia ma nulla è veramente nuovo, ed è prevedibile con qualche naturale differenza.

L’instabilità è dove il movimento progressivo viene interrotto e interviene l’imprevisto. Il cambiamento auspicato è disatteso… Sopraggiunge l’imponderabile e appare il caos, il disorientamento. Scoppia la crisi.

Del resto, quando ci si rivolge al Yijing? Quando si è in crisi, quando non si trova una risposta o se ne è insicuri, quando il passato e l’esperienza sembrano essere insufficienti a indicarci una direzione per il futuro o a prendere una decisione con fiducia. In breve, quando il cambiamento è ormai inevitabile e ci apriamo a un futuro potenziale.

Qui, l’idea di mutamento non si riferisce a un ritocco di facciata, un aggiustamento parziale, una variazione del tema; fa riferimento a una sorta di salto nel vuoto, analogo a quel Vuoto che viene chiamato Wuji: senza limite/polarità/differenziazione.

Senza polarità/differenziazione non solo perché è senza limite spaziale o temporale – non partecipando né dello spazio né del tempo, ma perché al suo interno esiste tutto in potenziale, senza identità/limite. DAO non “è” essendo sempre in stato di essere. La prima identità si origina come Taiji: suprema polarità, la dualità Yin-Yang.

Ponendo la domanda a Yijing, la persona crea uno spazio vuoto per accogliere una risposta che ancora non esiste nella manifestazione ma che è presente nel “potenziale”… oltre l’orizzonte del noto. Non per nulla, gli ultimi due esagrammi del Libro sono (63) Ji Ji e (64) Wei Ji. (63) Ji Ji–Già Compiuto non è la conclusione, ma ciò che la precede di un passo: infatti, l’ultimo gua è (64) Wei Ji–Non Ancora Compiuto. Un reale mutamento non prevede il mantenimento di uno stato precedente.

Questa è un’essenza del Yijing: il non compiuto, il perenne corso verso una compiutezza che immediatamente si disfa, come il bruco si disfa nel bozzolo per ricrearsi – completamente irriconoscibile – in farfalla.––

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*  Vedi Referenti