Se il Confucianesimo, che pone l’accento sulla morale, sulla tradizione, sulla gerarchia, sulla razionalità, sulla cultura, sul rispetto delle forme dei rituali, sulla funzione pubblica, si può ben dire la tendenza principale del pensiero cinese in oltre duemila anni di storia, il Daoismo ne rappresenta il contraltare, sottolineando la libertà, il non convenzionale, il privato, la spontaneità, la natura, l’intuizione, il magico, il meraviglioso, l’irrazionale.
Quest’altra tendenza è presente in tutta la storia della Cina, in parte contrapponendosi e in parte intrecciandosi con la dominante confuciana, così che nessuna delle due possa essere compresa a fondo senza far riferimento all’altra. Non di rado il letterato-gentiluomo-funzionario che era l’elemento portante nell’organizzazione dell’impero, trascorsi gli anni della maturità al servizio dello Stato, conformemente ai dettami dell’etica confuciana, da vecchio, ritiratosi a vita privata, livero dai vincoli del ruolo e della figura pubblica, si dedicava a coltivare la propria anima daoista. Il dialogo di queste due voci nella sinfonia del pensiero cinese è dunque insieme contrapposizione e complementarietà.
Il rigido senso del dovere confuciano e il libero vagabondaggio daoista, il rispetto dei ruoli confuciano e la vocazione anarchica daoista, il senso di responsabilità sociale confuciano e l’individualismo daoista, si fanno da contrappeso e si completano a vicenda.
Il Daoismo è libero dalla preoccupazione di offrire un modello praticabile di organizzazione sociale: l’utopia daoista si applica esclusivamente al piccolo o si richiama a una remota “epoca della virtù perfetta”, una mitica età dell’oro in cui gli esseri umani vivevano in totale semplicità e innocenza. Sarà il Confucianesimo a fornire il contesto filosofico congeniale all’organizzazione dell’impero. Ma la società altamente strutturata di matrice confuciana ha bisogno del Daoismo per trascendere la propria rigidità.
La scintilla di follia, spontaneità e humor che caratterizza il Daoismo, la sua critica all’identificazione con i ruoli, la sua capacità di guardare il mondo con gli occhi liberi dalle convenzioni e, soprattutto, il suo forte afflato mistico, sono ingredienti fondamentali della cultura, dell’arte e della vita cinese.––
–– Augusto Shantena Sabbadini, Zhuangzi – Edizioni Feltrinelli