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6. Dai Bagua ai Gua (dagli 8 Trigrammi Primari ai 64 Esagrammi)

Salve a Tutti,

la cosa che colpisce molti che si approcciano all’Yijing è che quella apparente semplicità dell’esagramma maschera un complesso ed enigmatico gioco di incastri multi-livello.

Il Simbolo (esagramma) origina dal lancio casuale di tre monete; le linee celano e nel contempo illustrano una situazione-tempo (MAH, 2-3)* ben precisa e analizzata nelle sue componenti strutturali, sia fisiche che temporali; il Nome del Simbolo esprime concetti universalmente condivisi ma esposti in una scrittura figurata, l’ideogramma, così arcaica da sembrare del tutto aliena; una Sentenza che, a volte, più che chiarire confonde; un’Immagine che inizia con un’ovvietà e finisce spesso con un paradosso; dei Commenti immaginali a singole linee che ci si chiede da dove mai provengano; dei Commenti filosofici che intendono motivare tutto il precedente.

In breve, nella nostra bella razionalità lineare, Yijing può apparire una pura assurdità…

Se Yijing sembra irrazionale tuttavia non è illogico: si basa sull’osservazione della manifestazione di forze invisibili non domate e si dispiega seguendo le incorruttibili e ineludibili Leggi della Natura. La pratica oracolare, quindi, ci invita ad entrare in questa dimensione dell’incommensurabile che si fa misurabile, l’immensità che si condensa dapprima in un’unità (Taiji), che poi si esprime in due polarità (Yin-Yang) andando a generare otto energie di tre linee (i Bagua/Otto Trigrammi Primari) per infine manifestarsi attraverso sei linee (i Gua/Esagrammi).

Quindi, quali sono le valenze degli Otto Trigrammi Primari e dei 64 Esagrammi?

“Il trigramma (Bagua) rappresenta la realtà dal punto di vista del suo “essere costitutivo”.
L’esagramma (Gua) rappresenta la realtà dal punti di vista del suo “funzionamento”. Poiché tutto il reale procede dalla sola interazione dello yin e dello yang, l’esagramma è in grado di rappresentare tutto simbolicamente.” – François Jullien,1*

Bagua e Gua giacciono su differenti livelli.

Come ben dice François Jullien, gli Otto Trigrammi Primari sono simboli di otto forze/energie della Natura invisibili, essenze fondamentali della manifestazione (il suo essere costitutivo). I 64 Esagrammi sono simboli di aspetti della realtà manifesta (il suo funzionamento).

Così l’esagramma contiene in sé: il Wuji (il Vuoto indifferenziato) – il Taiji (Yin-Yang, la prima differenziazione/polarità) – i Quattro Bigrammi (le prime quattro energie primarie di yin-yang forte/debole), i Bagua (i Trigrammi Primari, le prime otto energie primarie generate dalle interazioni tra i Quattro Bigrammi con il Taiji/ Yin-Yang) – i Gua stessi (gli Esagrammi, le 64 manifestazioni generate dalle interazioni di accoppiamento tra i Bagua).

Nella pratica oracolare, tutti questi livelli sono altrettanto presenti e tenerne conto permette di ampliare la percezione delle dinamiche in movimento all’interno della domanda e, spesso, della persona che pone la domanda. L’esagramma – prodotto dal lancio delle monete o dalla manipolazione dei bastoncini – così come illustra le dinamiche dell’evento-problema-domanda può anche mostrare le dinamiche interiori-esteriori di chi la domanda la pone, essendo i due una sola inseparabile unità.––

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* vedi I Referenti

5. Le figure di Re Wen e del Duca di Zhou

Salve a Tutti,

per entrare pienamente nell’aura attivante del Yijing e ampliare la nostra intuizione quando interagiamo con esso sia in forma oracolare che meditativa, le figure di Re Wen (1) e del Duca di Zhou (2), il suo quartogenito, sono non soltanto importanti ma anche ispiranti.

Sono importanti perché sono loro ad aver strutturato gli Yijing delle dinastie precedenti nella forma che abbiamo attualmente (Zhou Yi), e ispiranti perché quanto viene espresso nella Decisione/Sentenza di Re Wen e nel Testo delle Yao (linee) del Duca di Zhou è fondato sulle esperienze della vita di questi due grandi uomini.

Re Wen era il capo del clan Zhou, ed era cognato (avendone sposato tre sorelle) di Di Xin (3), il Tiranno di Shang, un uomo spietato e crudele, anche con i suoi stessi consanguinei. Temendone la crescente autorità, Di Xin fece imprigionare  Ji Chang (il nome di Re Wen) e lo tenne segregato per sette anni. Fu durante questo periodo, perennemente minacciato di morte e isolato dal suo popolo e dalla sua famiglia, che Re Wen meditò lungamente sul significato del Yijing e lo riorganizzò: produsse la sequenza dei gua (Sequenza di Re Wen), diede loro il nome (ideogramma) e definì una Decisione/Sentenza lapidaria che li caratterizzasse. L’appellativo “Re Wen” gli venne attribuito postumo: non fu mai re (morì prima della vittoria sul Tiranno di Shang ad opera di suo figlio, Re Wu) e Wen significa segno-disegno-scrittura. Nella cultura cinese è considerato la personificazione del Re Saggio e sapiente.

Il Duca di Zhou (Ji Dan) era il quarto figlio di Re Wen, e fu un uomo di grandissima cultura: musicista, matematico, stratega, edificatore di città, governante illuminato. Si racconta che durante una malattia di Re Wu, offrì agli dèi la sua vita al posto di quella del fratello. Deng Ming-Dao in The Living I Ching, così riporta la sua preghiera: “Prego il Signore altissimo di permettere che io, Ji Dan, venga sostituito al re. Ho con affetto sempre obbedito a mio padre; possiedo molti talenti che mi rendono adatto a servire gli spiriti. Il vostro Discendente Principale non ha tutti i talenti da me posseduti e che mi rendono utile al vostro servizio. Egli ha ricevuto il Mandato del Cielo per stabilire la vostra discendenza nel mondo inferiore. Non lasciate che il Mandato del Cielo decada. Possiate voi, antichi imperatori, mantenerlo salvo per sempre.” Dopo la morte di Re Wu, il Duca di Zhou cercò di prevenire più volte delle sanguinose lotte intestine per il potere. Osservando il moto yin-yang nei gua, nella loro disposizione e all’interno delle yao (linee), vi intuì e definì un motto caratteristico per ciascuna delle 384 linee che compongono Yijing. All’interno del Testo delle Yao vi sono alcuni riferimenti ad eventi capitali della vita sua e del padre.

Pertanto, Re Wen operò sulla struttura dei 64 gua compiuti (stabilità e progressione) e il Duca di Zhou intervenne sulle linee, cioè le specificità e mobilità intrinseche della struttura (mutamento temporale e trasformazione).

In The Complete I Ching, Master Huang presenta ogni gua (esagramma) con degli episodi della vita di Re Wen e del Duca di Zhou o illustrando il contesto storico in cui vissero.

All’inizio, presa maggiormente dalle spiegazioni e dall’utilizzo della modalità oracolare, trascuravo queste parti storiche, così lontane da noi per vicende e stili di vita. I termini di “re” e “duca” mi richiamavano personaggi più propri della nostra cultura… facevo fatica a riconoscere le stesse caratteristiche in uomini che vissero alla fine del II Millennio a.C., contemporanei, per esempio, al Re Davide biblico (1040 a.C.), e antecedenti di alcuni secoli i nostri primi grandi filosofi presocratici.

Successivamente, le vicende storiche presentate per esemplificare la situazione-tempo (4) dei gua hanno cominciato ad assumere maggiore significato: dal punto di vista storico, è un arricchimento culturale; dal punto di vista della pratica oracolare e meditativa, esemplifica come osservare ed esprimere nel nostro vissuto l’azione della forza yin-yang.

Re Wen e il Duca di Zhou si attennero con sincerità di cuore alle indicazioni che i gua, il moto yin-yang e le loro manifestazioni indicavano, tenendo in considerazione la “realtà” delle leggi naturali che osservavano intorno a sé. Le loro vicende e decisioni riconoscevano e rispettavano il Dao del Cielo e, così facendo, queste due figure emblematiche – unendo in sé Cielo e Terra e facendosene tramiti – posero le fondamenta per una dinastia che durò ottocento anni (1045–256 a.C.) e un Classico che ha attraversato – e tuttora attraversa – tempo e spazio.

Questi due aspetti possiamo osservarli anche noi nel nostro vissuto e nella nostra realtà. Utilizzando Yijing per la riflessione personale o come oracolo per chiarire una situazione e riceverne consiglio, noi possiamo conoscerne una più profonda e calzante integrazione accedendo al suo spirito originale. Per entrare nello spirito del Yijing dobbiamo saper attualizzare la realtà di allora nella nostra, sia per gli esseri umani che per gli eventi. Yijing ci invita a riconoscere in noi e fuori di noi queste forze indomite, a rispettarle collaborando con esse. In altre parole, riconoscere e operare con la nostra essenza fondamentale collegata con l’universo intero, e non contro di essa.––

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(1) Re Wenhttps://it.wikipedia.org/wiki/Wen_Wang –– (2) Duca di Zhouhttps://it.wikipedia.org/wiki/Zhou_Gong  ––  (3) Di Xinhttps://it.wikipedia.org/wiki/Di_Xin –– (4) Situazione-tempo è un termine utilizzato da Master Huang alternativamente a “esagramma” (MAH, 2 e 3)

2. Significanti e significati

Salve a Tutti,

come sapete, la mia intenzione è di proporre, per quanto possibile, un’immersione nel Yijing alla scoperta del mondo in cui si struttura, si rivela e che svela.

Questo mondo è la realtà fenomenica che tutti viviamo più o meno consapevolmente. Trovo che l’immagine dell’iceberg possa dare una qualche idea del concetto: una parte minima emerge, una parte imponente è nascosta sotto la linea della superficie; è una montagna (solidità e pesantezza) di acqua dolce che si muove galleggiando (leggerezza) su un oceano (liquidità) di acqua salata. Le dualità di visibilità/invisibilità, pesantezza/leggerezza, solidità/liquidità e dolcezza/salinità ben rappresentano gli opposti/complementari. La Dualità è la genitrice del mondo umano e naturale.

Nel Yijing tutto rivela un continuo dispiegamento duale. Abbiamo i segni “interpretabili”, che sono le linee intera e spezzata, i trigrammi inferiore e superiore, e gli esagrammi che viaggiano in coppia, come anche è duale il loro essere delle tracce di segni su un piano. Poi, a contraltare, abbiamo i segni “leggibili”: gli ideogrammi cinesi e le lettere latine che compongono le parole che dovrebbero spiegare i segni interpretabili.

Vorrei che i segni interpretabili fossero i veri protagonisti di questa nostra lettura del Yijing, cioé che non sia la traduzione occidentale a essere letta e considerata in prima battuta ma le figure che emergono dalle linee e dagli ideogrammi. Questo ci riporta all’origine stessa della sua emersione: quella visione sciamanica che da fin troppo tempo abbiamo voluto dimenticare.

Non dobbiamo aspettarci di poter comprendere fin dalla prima occhiata ciò che sottintendono (e la loro espressione intellettuale sarà poi mediata dalla traduzione e spiegazione che seguirà, con i segni leggibili) ma il soffermarci qualche istante sulle conformazioni di esagrammi, trigrammi e linee, osservare le loro diversità, alternanze e posizioni, attiva in noi nuove connessioni cerebrali inesistenti fino a un attimo prima. Le parole sono in sé banali e rispecchiano il nostro quotidiano, soddisfano le nostre aspettative… sono delle “vecchie conformiste”. Le linee degli esagrammi sono invece “immagini nuove” e come tali possono stimolare una diversa percezione e profondità di attenzione.

“Per i Cinesi, ottenere una visione/intuizione (insight) dal I Ching è sia una tecnica quanto un’arte. Come tecnica si dovrebbero comprendere gli otto gua primari (trigrammi) e i sessantaquattro gua compiuti (esagrammi): significato dei nomi, simboli e strutture; come anche delle trecentottantaquattro yao (linee): posizioni, relazioni reciproche e significati. Si dovrebbero conoscere anche i principi di mutamento celati e la simbologia collegata al gua e alle yao. In quanto arte, si dovrebbe coltivare il senso intuitivo con lo studiare i simboli per comprendere la divinazione.” (MAH,1)*

INTERSEGNI vorrebbe integrare l’attenzione anche su ciò che può apparire con un’osservazione liberata e correttamente intuitiva del Yijing, così da far emergere e apprezzare il DAO del Yi.

“Il Dao di cui si può parlare non è l’eterno DAO.” (ASS, 2)*

Il termine DAO è pressoché intraducibile perché DAO è al di là di ogni immagine mentale, tuttavia talvolta “dao” è tradotto con via – strada – cammino. Per quanto, se non è possibile parlarne… perchè tradurlo?

Il termine Yi significa cambiamento – mutamento. Possiamo forse intendere che il DAO si esprime nel mutamento, o anche: la costante del mutamento o un costante mutamento.

“Il Tao del I rivela anche che quando le situazioni oltrepassano il loro estremo, si alternano nel loro opposto. È un promemoria ad accettare il cambiamento necessario ed essere pronti a trasformarsi, avvisando che ci si deve sforzare di adeguarsi al cambiamento secondo il momento e la situazione.” (MAH,1)*

Questo è l’insegnamento del Yijing, sessantaquattro esagrammi per illustrare la natura intrinseca della manifestazione: alternanza e instabilità.

L’alternanza è il movimento ciclico che la natura ci presenta: il ciclo circadiano, le fasi lunari, le stagioni, l’età dell’uomo; passaggi graduali da uno stato all’altro che, in alcuni casi, riprende nuovamente dal punto di partenza e in altri torna all’inizio ripercorrendo a ritroso il cammino precedente. Tutto cambia ma nulla è veramente nuovo, ed è prevedibile con qualche naturale differenza.

L’instabilità è dove il movimento progressivo viene interrotto e interviene l’imprevisto. Il cambiamento auspicato è disatteso… Sopraggiunge l’imponderabile e appare il caos, il disorientamento. Scoppia la crisi.

Del resto, quando ci si rivolge al Yijing? Quando si è in crisi, quando non si trova una risposta o se ne è insicuri, quando il passato e l’esperienza sembrano essere insufficienti a indicarci una direzione per il futuro o a prendere una decisione con fiducia. In breve, quando il cambiamento è ormai inevitabile e ci apriamo a un futuro potenziale.

Qui, l’idea di mutamento non si riferisce a un ritocco di facciata, un aggiustamento parziale, una variazione del tema; fa riferimento a una sorta di salto nel vuoto, analogo a quel Vuoto che viene chiamato Wuji: senza limite/polarità/differenziazione.

Senza polarità/differenziazione non solo perché è senza limite spaziale o temporale – non partecipando né dello spazio né del tempo, ma perché al suo interno esiste tutto in potenziale, senza identità/limite. DAO non “è” essendo sempre in stato di essere. La prima identità si origina come Taiji: suprema polarità, la dualità Yin-Yang.

Ponendo la domanda a Yijing, la persona crea uno spazio vuoto per accogliere una risposta che ancora non esiste nella manifestazione ma che è presente nel “potenziale”… oltre l’orizzonte del noto. Non per nulla, gli ultimi due esagrammi del Libro sono (63) Ji Ji e (64) Wei Ji. (63) Ji Ji–Già Compiuto non è la conclusione, ma ciò che la precede di un passo: infatti, l’ultimo gua è (64) Wei Ji–Non Ancora Compiuto. Un reale mutamento non prevede il mantenimento di uno stato precedente.

Questa è un’essenza del Yijing: il non compiuto, il perenne corso verso una compiutezza che immediatamente si disfa, come il bruco si disfa nel bozzolo per ricrearsi – completamente irriconoscibile – in farfalla.––

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*  Vedi Referenti

1. Il Libro

Salve a Tutti,

Yijing

questo è il primo articolo di INTERSEGNI e di una serie in cui vorrei illustrare (di certo in modo parziale, data la vastità del tema) il Libro “Yijing – il Classico del Mutamento”.

Yijing è uno strumento, un “dispositivo” come lo presenta François Jullien (1). Non è nato come testo, ma lo è diventato successivamente, nel corso dei quattro millenni che ci separano dalla sua possibile origine. Come per ogni strumento, è opportuno conoscerne le parti e le loro funzioni.

Chi ha letto quanto presentato nelle sezioni “il Passato” e il Linguaggio”, sa che ciò che abbiamo in mano è una delle molte traduzioni e, a volte, anche di interpretazioni del Yijing. Su questi due punti avremo modo di tornare, poiché è un’impresa non da poco il trasferimento di concetti e termini cinesi – rappresentati visivamente come ideogrammi – nelle nostre lingue occidentali basate sulla scrittura fonetica – cioé il suono delle parole che sottintendono concetti e termini che si formano solo idealmente nella mente di chi scrive o legge. Pertanto, le traduzioni dal cinese non sono dogmatiche, e la diversità tra una traduzione e l’altra è una discrezione personale.

Secondo Master Huang:

“Tra tutte le traduzioni, le migliori sono quelle di Richard Wilhelm (pubblicata nel 1924) e di James Legge (pubblicata nel 1882). Ma tutte le traduzioni, secondo il mio punto di vista di cinese, non sono affatto vere rispetto all’originale cinese dell’I Ching: sono state occidentalizzate. Per renderle in inglese o rendere comprensibile un concetto, vi hanno inserito quel che del testo avevano loro stessi compreso, limitando in tal modo le possibili interpretazioni di un’opera che è nota per essere sempre aperta.” (MAH,1) *

E anche:

“James Legge aveva una buona dimestichezza dell’antica lingua cinese scritta, ma non credeva nell’I Ching. Wilhelm credeva nell’I Ching, ma la sua traduzione si basava sull’interpretazione verbale del suo insegnante.” (MAH,1) *

A sua volta, François Jullien così si esprime:

“In Occidente la lettura del I Ching è rimasta a lungo (fin troppo) dominata dalle scelte interpretative dei Wilhelm, padre (Richard, 1873-1930) e figlio (Hellmut,1905-1990).” (FJ,1)  *

Le citazioni qui sopra intendono semplicemente illustrare quanto nelle traduzioni intervengano le conoscenze e i vissuti del traduttore, specialmente quando il trasferimento avviene tra culture molto lontane tra loro geograficamente, temporalmente e concettualmente. Alcune espressioni indicative del contesto storico e culturale saranno argomento di un articolo specifico.

Il Libro “Yijing – il Classico del Mutamento” all’inizio non era affatto un libro, ma una mantica trasmessa oralmente che impiegava dei segni convenzionali: dapprima punti bianchi (yang) e neri (yin) secondo certi schemi, e solo successivamente le linee intera (yang) e spezzata (yin) in una struttura di sei linee sovrapposte (Gua o esagramma). La struttura dell’esagramma era (ed è ancora, per chi vuole) prodotta dalla manipolazione di steli di achillea secondo una procedura codificata.

Quindi, il primo elemento oracolare è appunto l’esagramma, il Simbolo, che mostra il “mutamento” con l’alternanza di linee intere e spezzate e le loro qualità di forza o debolezza.

“Nella struttura solidamente consolidata dell’esagramma, tutta l’esperienza delle evoluzioni passate è trattenuta e “tesaurizzata” come in una rete; parallelamente, la modalità sommamente duttile e fluida dell’achillea, permette al consultante di aderire il più possibile da vicino alla minima modificazione ancora “invisibile” (tanto è allo stato embrionale) di un’evoluzione in corso.” (FJ,1) *

Il secondo elemento è il Nome dell’esagramma. Si attribuisce a Re Wen (fine II millennio a.C.) la definizione dei nomi che attualmente abbiamo, e nei precedenti Yi (dinastia Xia e dinastia Shang) alcune figure potevano essere nominate diversamente. I nomi sono scritti come ideogrammi, ed è grazie a questa formulazione che il nome scritto illustra anche il significato. Alcuni pittogrammi (segni singoli) sono così antichi da comparire solo nel Yijing, tanto che già al tempo di Confucio se ne era perso il ricordo.

Il terzo elemento, attribuito a Re Wen, è la Sentenza: pochi ideogrammi che illustrano le caratteristiche dell’esagramma e, per noi, la relativa difficile traduzione.

Il quarto elemento, attribuito al Duca di Zhou (quarto figlio di Re Wen) è il Testo delle Linee: ogni linea è osservata nella sua posizione e rapporto con le altre, e, pertanto, anche di progressione temporale (dal basso all’alto), attribuendo caratteristiche di “sviluppo interno” al significato complessivo dell’esagramma (Simbolo e Nome).

Il quinto elemento è l’Immagine: il commento al Simbolo di Confucio (VI sec. a.C.) sulla base del rapporto tra i trigrammi superiore/inferiore.

Gli elementi qui sopra sono presenti nella prima parte del libro di Wilhelm (Libro Primo), mentre nel Libro Terzo sono inseriti gli altri Commenti di Confucio: Commento alla Decisione (Sentenza) e Commento al Testo delle Linee.

A parte quanto sopra, che se riunito insieme si riduce ad alcune pagine per ogni esagramma, il rimanente è la spiegazione/interpretazione di Wilhelm e del suo insegnante Lau Nai-suan, di formazione confuciana (1).—-

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(*) Vedi: I Referenti  –––  (2) C.G. Jung – Ricordi, sogni, riflessioni (Appendice: Richard Wilhelm)